Arrivano le comunicazioni sulle anomalie dello Spesometro
L’Agenzia delle Entrate ha iniziato le verifiche delle imprese le cui Dichiarazioni dei Redditi presentano anomalie rispetto allo Spesometro. Sono circa 30.000 le e-mail inviate dall’ente agli indirizzi di posta elettronica certificata di altrettante aziende.
L’anno di riferimento è il 2014 e le contestazioni riguardano le operazioni svolte e non inserite nella dichiarazioni dei redditi, ma individuate dalle comunicazioni dei clienti delle imprese. L’incrocio dei dati ha permesso ai funzionari di trovare alcune incongruenze. Gli imprenditori potranno regolarizzare la propria posizione con il Fisco attraverso un ravvedimento operoso.
Non solo le imprese sono finite nel mirino dell’Agenzia, ma anche i professionisti. Per prevenire gli accertamenti l’Agenzia delle Entrate ha emesso un provvedimento, numero 57499 del 2017, con il quale spiega come evitare i controlli e adempiere ai propri doveri fiscali.
I mancati versamenti Iva possono essere effettuati seguendo le disposizioni redatte dall’ente per recuperare le mancanze da parte di professionisti e aziende degli anni precedenti. All’interno della comunicazione ricevuta sul proprio computer ci sono le informazioni sulla posizione fiscale del contribuente, ma si leggono anche le modalità e i tempi con cui l’impresa può giustificare le anomalie riscontrate.
Nell’e-mail ufficiale sono contenuti anche i dati dell’ufficio competente, così da contattare i funzionari addetti e produrre la documentazione necessaria, citando il numero di protocollo riportato nella comunicazione. Attenendosi alle informazioni della missiva digitale si può risolvere la situazione versando il dovuto oppure dimostrando di essere in regola con i pagamenti delle imposte dovute.
Le differenze tra spesometro e dichiarazione dei redditi
L’Agenzia delle Entrate ha comunicato che le principali anomalie derivano dal l’incrocio tra spesometro e dichiarazione dei redditi. La verifica dei dati avviene facendo un confronto tra le informazioni contenute nello spesometro, attraverso le dichiarazioni dei costi sostenuti dai clienti delle imprese, e gli importi relativi alle operazioni eseguite riportati nel quadro VE del modulo Iva dalle aziende.
Se gli acquirenti dichiarano un importo maggiore rispetto a quello scritto dagli imprenditori e dai professionisti il sistema segnala le anomalie spesometro e dichiarazione dei redditi. I controlli incrociati svolti dall’Agenzia delle Entrate hanno lo scopo di individuare coloro che hanno omesso, con volontà o per errore, le operazioni rilevati ai fini dell’Imposta sul Valore Aggiunto.
Non sono stati individuati dall’ente limiti minimi di tolleranza, quindi anche il discostarsi delle cifre per somme irrisorie allertano gli uffici competenti attivando le procedure di notifica verso i contribuenti per i necessari controlli fiscali. Le verifiche in corso permettono ai contribuenti di operare una scelta per sanare le anomalie dello spesometro e della dichiarazione dei redditi.
Utilizzando il ravvedimento operoso si usufruisce di una riduzione delle sanzioni. Tuttavia, se non si provvede verranno avviati gli accertamenti fiscali e quindi le successive comunicazioni conterranno pesanti sanzioni da pagare. Con il pagamento immediato si evitano gli ulteriori controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate. Naturalmente viene fatto salvo il diritto del contribuente di verificare tutti i dati.
L’e-mail è esaustiva, con tutte le informazioni ricavate dallo spesometro e dalla dichiarazione dei redditi da mettere a confronto con le pezze giustificative, onde evitare errori. Utilizzando i riferimenti scritti nella comunicazione dell’Agenzia delle Entrate si può parlare con il funzionario accertatore e chiarire la situazione così da sanare le anomalie spesometro e dichiarazione dei redditi contestati all’impresa o allo studio professionale.
Accertamenti ed errori per le anomalie spesometro
Tra gli errori che possono capitare e far scattare l’allarme anomalie rientrano le fatture non inserite nello spesometro dell’anno a cui si riferisce la contestazione perché è già stata riportata l’anno precedente. Al verificarsi di questo caso è opportuno esibire il documento all’Agenzia delle Entrate, così da fornire ai funzionari gli elementi necessari per un controllo circa la veridicità delle notizie fornite dal contribuente.
Se l’interessato non dovesse volere o essere in grado di giustificare l’anomalia riscontrata, l’Agenzia delle Entrate deciderà come procedere. Si aprono due strade: l’accertamento fiscale oppure la chiusura della pratica. La seconda opzione potrebbe essere presa in considerazione solamente per anomalie spesometro di piccole entità. Dipende ovviamente dalla rilevanza delle discrepanze registrate.
Il contenuto delle comunicazioni sulle anomalie spesometro
Le lettere inviate a mezzo posta elettronica certificata contengono diverse informazioni, tutte da esaminare attentamente per poter prendere atto delle anomalie spesometro e dichiarazione dei redditi e per adempiere agli obblighi. Ecco nel dettaglio cosa di legge nelle comunicazioni predisposte dall’Agenzia delle Entrate:
- informazioni inviate dai clienti dell’impresa o del professionista che indicano redditi superiori a quelli dichiarati dal contribuente e per cui non risultano quindi versate le imposte;
- modalità con cui sanare la propria posizione oppure richiedere maggiori informazioni e fornire documentazione attestante elementi e fatti non conosciuti dall’Agenzia delle Entrate che possono giustificare la correttezza della dichiarazione dei redditi.
Va tenuto presente che gli accertamenti fiscali, conseguenti alla mancata presentazione della documentazione o all’assenza di un ravvedimento operoso, per le anomalie spesometro e dichiarazione dei redditi riferite al 2014 saranno avviate nell’ultimo trimestre del 2017.
Partiranno, invece, ad aprile 2017 i controlli diretti alle imprese e ai professionisti che non hanno consegnato la documentazione o effettuato il pagamento per le verifiche inerenti l’anno 2013. Il termine ultimo era fissato per Dicembre 2016.
Adoperare il ravvedimento operoso significa rimediare alla violazione commessa in precedenza. Pur non essendo previsti limiti minimi perché il sistema segnali la mancata congruenza tra le dichiarazioni dei clienti e quelle delle imprese e dei professionisti, l’Agenzia delle Entrate, punta:
- alle operazioni rilevanti ai fini Iva con un importo di almeno 3.600 euro, al netto dell’imposta sul valore aggiunto;
- alle operazioni riguardanti scambi con i Paesi inseriti nella black list e di San Marino.
Con il ravvedimento operoso la sanzione, ridotta, viene calcolata sulla base del numero dei giorni di ritardo. Vanno aggiunti gli interessi di mora sul tasso legale e la cifra determinata si somma all’importo di Iva da corrispondere allo Stato.
La sanzione minima ridotta a 1/8 ammonta a 32 euro e viene applicata quando la dichiarazione è stata presentata tardivamente o incompleta. Per gli altri casi si deve pagare secondo la definizione agevolata e la sanzione viene pagata in forma ridotta a 86 euro, ma può arrivare fino a 688 euro. Restano più gravose le sanzioni previste dagli accertamenti.
Le anomalie spesometro e dichiarazione dei redditi riguardano anche la mancata presentazione, casi in cui le sanzioni sono comprese tra 258 e 2.065 euro.
Come usare il ravvedimento per lo spesometro
Le anomalie spesometro e dichiarazione dei redditi si possono sanare utilizzando l’istituto del ravvedimento operoso. Il contribuente deve inviare il modello polivalente per indicare le operazioni che abbiano rilievo per il calcolo dell’imposta sul valore aggiunto, in modo da rispondere alle richieste dello spesometro.
Nel caso in cui siano state presentate le informazioni con ritardo rispetto alla scadenza oppure nel caso di dati insufficienti è necessario regolare la propria posizione attraverso il pagamento del dovuto con l’aggiunto di una sanzione ridotta.
ll ravvedimento operoso è destinato a chi ha commesso una violazione rispetto alle norme fiscali. La sanzione deve essere versata attraverso il modello F24 Agenzia delle Entrate e si deve riportare il codice tributo 8911, affiancato dall’anno di riferimento.
Bisogna fare attenzione all’anno, infatti non va indicato solo l’anno solare: se il versamento è inerente a un’annualità differente, va scritto quell’anno nella colonna dell’anno di riferimento. La ricevuta ottenuta dalla banca o dall’ufficio postale presso cui è stato eseguito il pagamento deve essere conservata.
Se l’Agenzia dovesse contestare la posizione fiscale del contribuente, si deve esibire la ricevuta attestante l’avvenuto pagamento. La causale del codice tributo permette di indicare la sanzione riferita alle generiche violazioni tributarie.