Tassa di successione su immobili e casa
Guida
Quando si riceve in eredità un patrimonio immobiliare e mobiliare bisogna pagare un’imposta che prevede l’obbligo assoluto del pagamento di una cifra di denaro allo Stato.
La somma viene calcolata in base alla dichiarazione di successione che deve essere presentata all’Agenzia delle Entrate, entra in rapporto poi con il patrimonio lasciato in eredità applicando specifiche aliquote.
Nel 2001 venne abolita per poi essere reintrodotta nel 2006. Oggi questa tassa viene applicata anche per i trasferimenti di proprietà.
I beni esclusi da questa imposta sono:
- vincoli iscritti al PRA e crediti verso lo Stato, inail, inps, enti pubblici territoriali
- titoli di debito pubblico e titoli di stato
- beni culturali assoggettati a vincolo
- partecipazioni sociali
- aziende familiari
- indennità che spettano di diritto all’erede (TFR)
Questa tassa viene pagata attraverso il modulo F24 dal 1 aprile 2016, con un sistema di versamento unificato. Ad oggi è stato possibile saldare questo onere anche con il modulo F23 ma è entrata in vigore una nuova legge che non rende più possibile questa opportunità.
Cambiamenti tassa si successione 2017
Da quando è entrato in vigore il Decreto semplificazioni non è più necessario presentare la dichiarazione di successione se il patrimonio di chi ha lasciato l’eredità non supera la cifra di 100.000 euro e anche se in tale lascito non sono compresi diritti immobili e beni immobili.
Questa nuova normativa ha elevato il precedente limite che era a 25.000 euro. In questo modo si è voluta agevolare la successione di tutti quei patrimoni poco corposi. Bisogna comunque sempre presentare la dichiarazione di successione presso l’Agenzia delle Entrate. La Legge di Stabilità del 2015 ha introdotto nuove aliquote che però non sono state ancora approvate come definitive.
Qual’è il costo della tassa di successione per gli eredi
Quando si presenta la dichiarazione di successione l’Agenzia delle Entrate calcola la cifra corrispondente alla tassa da pagare. Vengono valutate eventuali franchigie e gli esoneri previsti sull’imposta.
Le persone che devono sostenere questa spesa sono:
- figli e coniuge: in questo caso c’è una parte di eredità non soggetta alla tassa che non deve mai superare 1 milione di euro. Se l’eredità è superiore a questa somma si pagherà l’imposta in base all’eccesso su tale cifra. L’aliquota è ora fissata al 4%.
- Fratelli: qui la soglia entro la quale non bisogna pagare la tassa è di 100.000 euro. Quando questa cifra è superata l’aliquota è pari al 6%.
- Tutti i parenti fino al 4°: la franchigia per questa categoria è fissata al 6%.
- Soggetti non parenti ma eredi da testamento: per queste persone è prevista un’aliquota dell’8%.
- Eredi con disabilità accertata: è preposta una franchigia pari a 1.500.000 euro.
Casa, immobili e tassa di successione
Bisogna poi sostenere le spese per le imposte catastali e ipotecarie, queste evenienze sussistono per esempio quando avviene una compra-vendita. La rendita catastale rivalutata del 5% va moltiplicata per ottenere l’esatto valore catastale.
Per i terreni edificabili invece la tassa si ottiene dal reddito dominicale rivalutato del 25% moltiplicato per 90.
Questa imposta ipotecaria per chi è erede è pari al 2%.
Sono presenti delle agevolazioni sulla prima casa se chi eredita ha intenzione di destinare la casa avuta a questa finalità, ma solo se l’immobile non è classificato in classe A, cioè di lusso.
Novità sostanziali sulla tassa di successione
Le novità apportate riguardano evidenti aumenti riguardanti questa imposta. La riforma attuata ha previsto una riduzione delle franchigie e un esponenziale aumento delle aliquote per tutti i contribuenti.
Queste norme sono applicate anche se chi eredità è il coniuge oppure il figlio. La situazione odierna prevede una franchigia di un milione di euro al di sotto della quale non viene applicato nessun prelievo d’imposta. Questa legge è applicata anche nel caso di una donazione e non solo per le eredità. L’inasprimento è avvenuto perché c’è un’effettiva differenza con quello che avviene nel resto dell’Unione Europea.
La pressione fiscale in Italia è tra le più alte d’Europa, mentre sulle successioni invece lo stato italiano ha imposte obbiettivamente molto inferiori.
Per queste motivazioni la Commissione Europea ha più volte incalzato l’Italia per un intervento sulle imposte invece di peggiorare le aliquote su svariate produzioni e consumi.