
Può capitare, si spera, che un professionista esca dal regime dei minimi, e debba quindi entrare in una contabilizzazione più complessa a cui verranno applicate aliquote più elevate. Se ci si trova in questo situazione non vi preoccupate, a tutto c’è rimedio, in questa guida vedremo infatti l’uscita dal regime dei minimi, il calcolo del reddito e come avviene l’iter di passaggio ad altra forma professionale Iva.
Uscita dal Regime dei Minimi: Calcolo del reddito
Guida
Per uscire dal regime dei minimi occorre venire meno ad almeno 1 dei due requisiti fondamentali per entrarvi:
- Limite dei ricavi;
- Limite degli investimenti.
La giurisprudenza spiega comunque che si esce dal regime dei minimi l’anno successivo in cui viene a mancare uno dei due requisiti sopra elencati, a meno che non si superi di più del 50% l’importo minimo delle spese di investimento o dei compensi.
Il regime dei minimi prevede infatti un fatturato entro i 30000 euro, se si fatturano 40000 euro l’anno seguente si uscirà dal regime fiscale agevolato, ma se si dovessero avere ricavi pari o superiori ai 45000 euro, cioè più del 50% del limite del regime dei minimi, l’uscita è immediata ed è da considerare dall’anno in corso.
Guida all’uscita dal regime dei minimi
Se si esce dal regime dei minimi si dovrà tener conto di tutto ciò che deve fatturare una Partita Iva normale, a iniziare dalla famigerata Iva, che deve essere versata a scadenza trimestrale, passando al versamento dell’Irpef e dell’Irap (se dovuta).
Queste due imposte sono imposte sul reddito crescente, l’aliquota sale quindi a seconda degli scaglioni previsti dalla legislazione in materia dei versamenti Irpef-Irap. Se l’anno seguente si rientra nei fatturati del regime dei minimi, si tornerà alle agevolazioni fiscali precedenti, come se nulla fosse accaduto.
I casi di scadenza naturale del regime dei minimi
Il regime dei minimi è un’agevolazione concessa dallo stato per le attività appena create e per i giovani, si esce quindi quando si superano i 35 anni di età o dopo i 5 anni in cui si è potuto usufruire di tale sistema fiscale agevolato. Lo Stato punta infatti a premiare i giovani volenterosi di aprire una nuova attività, concedendo le condizioni agevolate per almeno 5 anni, tempo stimato utile per far crescere l’attività e renderla in grado di affrontare le imprese fiscali che sussisteranno dopo il quinto anno.
In quel caso l’attività esce dai minimi anche se continua ad avere un fatturato entro i 30000 euro, questo perché l’agevolazione concessa era a tempo e non permanente. Qualora il professionista valuti non possibile sostenere i costi Iva e Irpef normali per i professionisti, può valutare di chiudere l’attività intrapresa senza correre il rischio di indebitarsi con la miriade di pagamenti che purtroppo in Italia ricadono non solo sulle grandi imprese ma anche sulle piccole attività che spessissimo non riescono a emergere e vengono affossate dal triplete formato da Irpef, Iva e Inps, tre veri colossi in grado di abbattere le microimprese.
Fuoriuscita dal Regime dei Minimi: Perché usufruirne?
Per i giovani laureati in discipline professionistiche, come architettura, giurisprudenza, ingegneria, economia ecc, o i giovanissimi diplomati che puntato a lavorare in proprio come geometra, amministratore di condominio, idraulico, elettricista ecc., il regime dei minimi rappresenta una vera e propria manna dal cielo a cui affluire per avere l’opportunità di lanciarsi nel mercato delle attività professionali senza dover incorrere al pagamento di ingenti somme di gestione, fisco e Iva.
Grazie a questa iniziativa governativa diversi giovani hanno al possibilità di entrare subito nel mondo del lavoro creando impresa e quindi facendo circolare denaro, cosa essenziale per un rilancio economico anche a livello nazionale. Inoltre, specialmente per i diplomati professionalizzati, c’è la possibilità di rimanere nel regime dei minimi fino a 35 anni. Facendo un esempio pratico, chi entra a 20 anni nel regime dei minimi può rimanervi fino a 35, con un risparmio fiscale che perdura per ben 15, sempre se l’attività non superi i famosi 30000 euro di fatturato.
In questa maniera il giovane che vuole aprire la partita Iva ha la reale opportunità di farlo a regimi che non possono far altro che favorire lo start up societario.