Cos’è il part time agevolato 2017?
Guida
Misura introdotta a metà 2015 con una legge ad Hoc, il Part Time agevolato permetterà ai lavoratori del settore privato assunti a tempo indeterminato, di ridurre il proprio orario di lavoro per un massimo di 3 anni per arrivare alla pensione di vecchiaia. L’obiettivo di questa legge è aiutare a ridurre il carico di lavoro su coloro che sono prossimi alla pensione e allo stesso tempo garantire maggiore flessibilità al mercato del lavoro.
Il datore di lavoro dovrà provvedere a pagare una parte delle spese e soprattutto dovrà concedere al lavoratore in busta paga la somma che il dipendente avrebbe dovuto pagare per la contribuzione pensionistica Full Time. Lo Stato, invece, aggiungerà la quota mancante.
Requisiti 2017 per il part time agevolato
Come già accennato in precedenza, coloro che potranno accedere al part time agevolato, sono tutti coloro che lavorano a tempo indeterminato nelle aziende private e potranno usufruire dello stesso anche coloro che lavorano nelle aziende con meno di 15 dipendenti.
Affinché il dipendente possa accedere all’agevolazione, dovrà prima trovare un accordo individuale con il proprio datore di lavoro. Le ore di Part-time richieste non potranno essere inferiori al 40% del tempo pieno e superiori al 60%. Coloro che richiederanno il part time agevolato dovranno avere i requisiti per la pensione di vecchiaia al 31 dicembre 2018.
Part Time Agevolato Dipendente Privato: Simulazione dello stipendio
A livello di trattamento economico, come già detto sopra, il datore di lavoro dovrà aggiungere alla retribuzione part-time, la quota previdenziale che sarebbe spettata all’azienda ( di solito il 24% circa) e questa quota non verrà conteggiata come reddito tassabile e non è soggetto a quote contributive.
A questo si aggiungerà un “bonus” dello Stato: in totale il lavoratore non potrà percepire meno di 2/3 rispetto a quanto percepiva in precedenza. Una volta giunti alla fine del periodo part-time, all’inizio della pensione, il lavoratore godrà di una pensione pari alla stessa cifra di cui avrebbe beneficiato se avesse lavorato a tempo pieno.
Ecco alcuni esempi pratici: se un lavoratore percepisse 1130 euro netti al mese, con un Part time al 60%, porterà a casa 900 euro al mese circa. Un lavoratore con uno stipendio di 1430, guadagnerebbe circa 1130 euro al mese sempre con un part time al 60%. Infine per chi percepisce uno stipendio lordo ci circa 2000 euro, avrà circa 1600 euro al mese.
Come presentare la domanda?
Per prima cosa il lavoratore dipendente dovrà presentarsi presso gli sportelli dell’INPS e richiedere una certificazione attestante il fatto che entro il 31/12/2018 si raggiunga l’età minima pensionabile di vecchiaia e il fatto di aver maturato almeno 20 anni di contributi. Una volta che l’IPNS spedirà il modulo al lavoratore, allora quest’ultimo dovrà chiedere un colloquio individuale con il datore di lavoro per trovare un accordo per la riduzione dell’orario di lavoro da Full Time a Part Time riduzione oraria compresa tra il 40 e il 60%.
Se il datore di lavoro si troverà d’accordo, allora sarà lui stesso a provvedere a mettere per iscritto l’accordo raggiunto ed inviarlo alla DTL competente per territorio; quest’ultima si riserva cinque giorni per emanare l’autorizzazione a procedere. Nel caso in cui non ci fosse risposta dalla DTL, allora, trascorsi i cinque giorni, il provvedimento deve considerarsi automaticamente accettato per tacito assenso. Una volta trascorsi i cinque giorni o una volta avuta l’autorizzazione, il datore di lavoro è tenuto ad inviare telematicamente all’INPS la certificazione dell’autorizzazione e l’accordo scritto raggiunto con il proprio dipendente.
Una volta che tutti gli incartamenti saranno nelle mani dell’INPS, anche esso avrà 5 giorni per decidere se la richiesta è valevole o meno. Il rigetto dell’INPS non è detto che sia dovuto ad errori di compilazioni o mancanza di requisiti ma più probabilmente a causa della carenza di risorse. Infatti l’accettazione della domanda da parte dell’INPS dipenderà anche dalle risorse finanziare rimaste per coprire i costi dello Stato. Lo stato ha infatti stabilito cifre ben precise per questa agevolazione: 60 milioni nel 2016, 120 milioni nel 2017 , 60 milioni nel 2018.
Per questo motivo, nel caso in cui arrivasse una domanda con tutti i requisiti in regola, ma allo stesso tempo si sia già raggiunto il limite dei 60 milioni previsti quest’anno, la domanda del lavoratore sarà rifiutata e potrà presentarla solo nell’anno successivo.